Paura del futuro

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Viviamo in un’epoca storica in cui tutto sembra instabile. Scorrendo i titoli dei giornali o ascoltando la tv, in associazione alla parola “futuro” ricorrono frequentemente termini come “precarietà” e “incertezza”. Scarseggiano le risorse finanziarie e quella ambientali…Il futuro si tinge di colori poco rassicuranti e di una forma indefinita.

 

PAURA DEL FUTURO O DEL PRESENTE?

Questo quadro contestuale va spesso in risonanza con aspetti di vulnerabilità individuali, dando forma a quella che viene poi riconosciuta e portata in terapia come “paura del futuro”.

Mi sento spesso dire frasi del tipo: “ho paura di non farcela”, “temo che le cose possano cambiare all’improvviso”, “tra un pò avrò 50 anni e i figli ancora adolescenti…se perdo il lavoro come faccio?”, “dopo la separazione troverò mai un’altra persona o rimarrò sola? Sarà un’altra relazione insoddisfacente?”, “come posso impegnarmi in una convivenza se non ho un lavoro stabile?”, etc.

 

COS’È LA PAURA DEL FUTURO 

La paura è un’emozione di base che ci accomuna agli animali e che svolge la vitale funzione di metterci in guardia rispetto a possibili minacce. Diversamente da quanto accade per loro, però, noi uomini, in virtù della nostra capacità simbolica e di pensiero, siamo in grado di attivare questa risposta anche di fronte a stimoli non presenti nel qui e ora: situazioni immaginate, cui attribuiamo un determinato significato, possono innescare l’emozione della paura e le conseguenti reazioni comportamentali dell’evitamento o paralisi.

In altre parole, pensare e immaginare che in futuro possa accadere qualcosa che ci potrebbe mettere in (più o meno seria) difficoltà, attiva da subito l’emozione della paura che ci porta ad evitare la situazione o a rimanere “fermi”.  

 

LA DIMENSIONE DEL FUTURO

Ci troviamo così nella paradossale situazione di non vivere a pieno il presente, in attesa di un futuro che, quando arriva, è comunque il nostro nuovo presente! E, probabilmente, a quel punto ci sarà un altro futuro da temere…

Sant’Agostino diceva che esiste un unico tempo: il presente. Intendeva dire che è quello il tempo in cui viviamo, l’unico che possiamo percepire attraverso i sensi, l’unico su cui possiamo agire in modo diretto. Non viviamo nel futuro. Non viviamo nel passato.

Questo non significa che passato e futuro non siano dimensioni importanti, anzi, ma vanno guardate con lenti diverse, in funzione del “potere” trasformativo che permettono di avere sul presente.  Il passato è la nostra storia, che diventa “presente” ogni qual volta la pensiamo o ci connettiamo emotivamente ad essa attraverso dei rimandi nel qui ed ora. Credo che il passato sia per ciascuno un tesoro da proteggere (nonostante contenga, quasi inevitabilmente, anche ricordi dolorosi) un libro dalla trama apparentemente nota ma in realtà sempre da leggere e rileggere, alla ricerca di nuovi significati, utilizzabili per costruire un presente più consapevole, ricco e sano. Il futuro, invece, è il nostro motore, la nostra direzione: ci muoviamo nel presente grazie alla forza propulsiva di ciò che ci immaginiamo di poter raggiungere, di ciò che vorremmo, che ci motiva e guida. D’altra parte, però, non va dimenticato che, come recita un noto aforisma, il viaggio non è la meta ma il percorso…tradotto potremmo dire: la vita non è futuro ma presente!

 

SUPERARE LA PAURA PER IL FUTURO: VIVERE NEL PRESENTE

Spesso, come dicevo, ci sono aspetti individuali di vulnerabilità che fanno da cassa di risonanza ad aspetti contestuali, alla paura del futuro che serpeggia nella società. Da un punto di vista psicologico, chi focalizza la propria attenzione sulla paura di possibili situazioni future effettua uno spostamento: la paura del futuro nasconde la paura del presente! Così come la paura di morire può essere riletta come paura di vivere.

Non è un caso, infatti, che il “sintomo” della paura faccia capolino spesso in momenti di passaggio, quando si presentano delle situazioni che mettono la persona di fronte alla possibilità reale di affrontare dei cambiamenti nel presente.

Spostare nuovamente l’attenzione sul qui e ora è un po' come accendere la luce in una stanza buia che si sente popolata da fantasmi: o svaniranno o appariranno per quello che sono veramente. E si sa che è più sostenibile (nonostante possa essere faticoso) lottare contro qualcuno di reale piuttosto che contro un fantasma…

E’ quello che avviene in terapia: i fantasmi del passato o del futuro vengono richiamati, guardati alla luce della relazione terapeutica e del presente, su cui è possibile lavorare.  

Parlando dell’ennesima discussione con il proprio compagno, una paziente (figlia di una madre con importanti disturbi psichici) si lascia scappare la seguente frase: “a volte penso che diventerò come mia madre…forse non sono fatta per le relazioni di coppia”. Aver richiamato in stanza il fantasma dell’ereditarietà della malattia mentale, di un destino che sembra legare passato e futuro tracciando una linea immutabile, dà la possibilità di guardare in faccia la “vera” paura e lavorarci: poter scrivere un presente nuovo rispetto alla trama familiare, differenziarsi e autorizzarsi a vivere una vita più ricca e sana richiede coraggio, confrontarsi con il senso di colpa, per esempio… Ora che ci siamo riposizionati, spostato lo sguardo sul presente e sentito le emozioni del qui ed ora, possiamo ripartire da questo punto: lavorare sulla paura del futuro passando attraverso il presente. Cosa succede se ascolto la paura o la angoscia che mi produce immaginarmi capace di vivere una vita piena, più appagante di quella di mia madre? Posso permettermelo? Cosa immagino che produca come effetto, su di me e sugli altri?   

In una società in cui tutto corre veloce e in cui sembra necessario avere sempre la risposta giusta o prendere la decisione adeguata, la paura del futuro propone un cambio di marcia, segnala il bisogno di fermarsi, o quanto meno di rallentare un po'. E’ necessario darsi il tempo per accogliere la propria emozione, guardarla in faccia, condividerla ed elaborarla.  Questo è ciò che avviene, per esempio, in terapia, un percorso che, come il futuro, si costruisce un passo alla volta, utilizzando le infinite risorse del qui ed ora.

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