Cibi light: sono davvero leggeri? Fanno veramente dimagrire?

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Spesso, al supermercato, di fronte ad un alimento che ci apprestiamo a comprare, la nostra scelta cade sull’equivalente “LIGHT” o “leggero”. Ciò accade soprattutto quando siamo a dieta: una vocina dentro di noi ci spinge a scegliere il prodotto con la dicitura light e così, rassicurandoci, ci sentiamo a posto con la nostra coscienza! Ma è davvero così vantaggioso consumare un prodotto light? Se pensiamo che negli Stati Uniti gli scaffali dei supermercati sono pieni di milioni e milioni di “prodotti leggeri” creati appositamente per tagliare grassi e zuccheri dalla dieta, ma che proprio in America c’è il più alto tasso di sovrappeso e obesità, mi viene da dire che i conti non tornano!!

 

Cibi light: cosa dice la legge

Facciamo chiarezza. Con il termine “LIGHT”, secondo l’art.174 dell’Oderr, si intende un alimento in cui il suo valore energetico è stato ridotto di 1/3 rispetto a quello dell’equivalente prodotto “normale”. Bene, quindi ci viene da pensare che qualcosa tra gli ingredienti sia cambiato “in meglio” per avere meno calorie. NO, la relazione non è così semplice e lineare! Consideriamo in primis che una riduzione comporta sempre una sostituzione o un aumento di qualcos’altro: parliamo di prodotti confezionati che, per essere venduti, devono mantenere la stessa appetibilità e consistenza.

 

Mangiare light: cosa significa davvero?

Facciamo qualche esempio. La dicitura “SENZA GRASSI” non indica necessariamente una assenza di grassi, semmai una riduzione. Generalmente i grassi sono sostituiti o da un aumento degli zuccheri oppure da proteine, fibre, amidi. L’aumento degli zuccheri non è da sottovalutare: questa ulteriore quantità va a sommarsi all’introito di zuccheri del giorno, della settimana e del mese. Se non si sta veramente attenti, si corre il rischio di depositare grasso, soprattutto viscerale. La sostituzione di grassi con proteine, fibre e amidi invece comporta l’addizione di conservanti, in quanto, l’aggiunta di acqua per la lavorazione rende più instabile il prodotto da un punto di vista microbiologico che necessariamente deve “essere corretto”.


Quando leggiamo invece “SENZA ZUCCHERI o “SENZA ZUCCHERI AGGIUNTI” vuol dire che sono stati ridotti o persino azzerati, ma necessariamente sostituiti da edulcoranti naturali o artificiali, come aspartame, saccarina, ciclamato, che non hanno calorie ma comportano tutta una serie di altri problemi; si discute, per esempio, ancora l’effetto neurotossico dell’aspartame, largamente usato da “chi è a dieta”! Quindi: meno grassi, ma PIU’ ZUCCHERI e/o PIU’ CONSERVANTI; meno zuccheri, ma PIU’ SOSTANZE ARTIFICIALI! Ci conviene???


C’è da aggiungere poi che i prodotti light spesso sono più poveri di micronutrienti, in quanto sottoposti a maggiori processi di trasformazione, hanno un costo maggiore, probabilmente proprio perché più lavorati, anche se dovrebbe essere il contrario, e, a volte, hanno un contenuto di Kcalorie di poco inferiore ai loro corrispettivi non-light. Hanno di certo più conservanti, edulcoranti e spingono a mangiare di più, sia per via del minor senso di sazietà che possono dare (uno zucchero sazia meno di un grasso!), sia per via della condizione psicologica a cui ci sottopongono: è light quindi posso mangiarne di più!!

 

Cibi light? Altro che dimagranti!

A questo punto il paradosso Americano ci sembra più chiaro! Light non vuol dire “più leggero” o “più sano” per forza, anzi! Il mio consiglio è di guardare sempre le etichette, leggere con attenzione e valutare con calma la scelta di ciò che portiamo a tavola. Chiedete pure aiuto al vostro NUTRIZIONISTA che saprà consigliarvi e guidarvi attraverso una scelta più consapevole e mirata al benessere e alla salute.

Dott.ssa Taccone Annunziata Biologa e Nutrizionista a Roma

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