“Luglio col bene che ti voglio…”. Bastano le poche parole di questa nota canzone e il solleone degli ultimi giorni perché in pochi secondi la nostra mente ne associ altre assai piacevoli e desiderate, come “mare”, “amore”…
Eppure, spesso, l’estate non è solo questo! Porta con sé tante promesse/aspettative e, quindi inevitabilmente, a volte anche delusioni e frustrazioni.
Carichi delle fatiche dell’anno trascorso, magari ci si aspetta e si agogna divertimento e relax, ma non sempre ciò avviene. Oppure, ancora, si attende che le ferie e lo “stacco” dalla routine portino una “soluzione magica” a problematiche trascinate nei mesi precedenti. E invece…
Perché in estate il disagio psicologico aumenta?
Il periodo estivo, con il suo “tempo sospeso”, può fare da cassa da risonanza a pregresse situazioni di disagio e malessere.
Diverse le con-cause, tra le quali il fatto che la vulnerabilità della persona può aumentare in virtù del venir meno di alcune risorse relazionali importanti:
- Amici e parenti
Tutti partono…e possono essere percepiti come “lontani” non solo fisicamente, ma anche emotivamente: aumenta il gap tra come viene vissuta la propria condizione e come si vede quella altrui, secondo una logica binaria (felice-infelice, piena-vuota) che polarizza poi anche le emozioni
- Curanti
La non reperibilità di medici, terapeuti o operatori e assistenti di altro tipo, nonostante sia comprensibile, sacrosanta e per certi versi “terapeutica” (perché, tra le altre cose, il paziente può rendersi conto dell’umanità e dei bisogni del proprio curante, che diventa così per lui un “ buon modello”), può altresì ri-attivare vissuti di abbandono nella persona o, più semplicemente, costituire una “prova di autonomia” eccessiva, lasciandola troppo “scoperta”.
Nel periodo estivo, insomma, è facile che aumentino le situazioni di isolamento per chi ha delle pregresse situazioni di disagio o di franca (psico)patologia e che questo esponga la persona a dolorosi vissuti di solitudine e angoscia o a stati ansiosi più o meno invalidanti. Lo stesso dicasi per il sistema familiare della persona, solitamente coinvolto nella gestione della situazione, specie quando si tratta di condizioni psicopatologiche “importanti”: avere, per esempio, un parente anziano con ridotta autonomia o malattia degenerativa, oppure che attraversi una crisi psichiatrica richiede energie e organizzazione, smuove emozioni importanti e può (ri)attivare diversi conflitti familiari. Non di rado, infatti, mi capita di ricevere richieste di aiuto proprio da parte dei familiari, in vista della pausa estiva.
In questo periodo la vulnerabilità individuale, ovviamente, può essere messa alla prova anche in persone senza pregressa sintomatologia o disagio psicologico: il verificarsi di improvvisi e traumatici eventi o fasi di passaggio e cambiamento di vita possono aumentare il proprio impatto emotivo quando coincidono con la “sospensione” del periodo estivo. Licenziamenti, separazioni, lutti, trasferimenti, pensionamenti, malattie, attivano necessariamente dei vissuti depressivi e richiedono energia psichica per elaborare il cambiamento in corso. Tutto ciò può essere particolarmente faticoso se avviene in un momento in cui tutto intorno sembra fermarsi, tutti partono felici in vacanza…
Può anche accadere che, in assenza di eventi esterni “visibili” o di rilievo, emerga il bisogno di iniziare un percorso terapeutico: lo “stop” che l’estate quasi impone, può far emergere crisi e stati emotivi negativi tenuti sotto soglia durante l’anno, per cui tutto si fa tranne che ricaricarsi e prendersi cura di sé! E’ un po' come correre, specie se al di sopra delle proprie possibilità: finché si continua a farlo, nonostante si avverta la fatica, il dolore muscolare non esplode, ma quando ci si ferma il corpo diventa pesante, dolorante…aumenta la capacità di “sentirsi”, si entra in contatto con le proprie fragilità ed emozioni spiacevoli, coperte dalla fatica durante la corsa. In altre parole, la routine degli impegni lavorativi e domestici ci stanca spesso terribilmente, è vero, ma contemporaneamente ci protegge dalla possibilità (che è ovviamente un’opportunità, non solo un rischio!) di ascoltarci. E quando poi arriva l’estate…
Altra situazione frequente è la crisi di coppia: come si suol dire, con l’arrivo dell’estate c’è il rischio che la coppia scoppi! Questo avviene per diversi motivi. In linea generale, possiamo pensare che se ci sono delle aree delicate nel rapporto di coppia, con cui i due partners evitano il più possibile di entrare in contatto, è quasi matematico che vengano sollecitate in questo periodo. Decidere la destinazione per le proprie vacanze e come organizzarle chiama in causa tante questioni: bisogna negoziare tenendo conto dei bisogni di tutti i membri della famiglia, muoversi attraverso i cosiddetti “vincoli di lealtà” che legano i due partners alle proprie famiglie d’origine e agli amici, etc. Inoltre, l’arrivo dell’estate mette la coppia di fronte alla possibilità (e quindi eventuale difficoltà) di dedicarsi un tempo di svago, piacere e cura: un’intimità che può essere un toccasana, a lungo desiderata, oppure…temuta! Ritrovarsi così vicini e lontano dalla routine, se ci sono dei rancori o temi irrisolti, può essere “rischioso”… Ci sono poi le coppie separate: l’arrivo delle vacanze spesso riattiva il conflitto sulla gestione dell’affidamento dei figli. Insomma, l’estate non è per la coppia necessariamente sinonimo di relax.
Perché rivolgersi allo psicologo a giugno/luglio?
Il modo migliore per iniziare una psicoterapia, solitamente, presuppone la possibilità di “mettersi comodi”, ossia avere a disposizione una discreta dose di energie e di prospettiva temporale di fronte a sé. Questo, spesso, a giugno/luglio è difficile, sia perché si arriva stanchi dall’inverno trascorso, sia perché ad agosto solitamente è il terapeuta stesso ad andare in ferie e proporre quindi una sospensione del lavoro.
Eppure, rivolgersi a uno psicologo prima della pausa estiva può avere senso ed essere la “mossa giusta”: una preziosa àncora, sia per la gestione di situazioni difficili che si acutizzano in questo periodo, sia per l’avvio di un successivo percorso terapeutico.
In particolare, una consulenza psicologica richiesta nel “periodo pre-ferie” per quanto non possa evidentemente offrire “soluzioni” terapeutiche, può risultare utile per:
- orientare la persona e/o il suo sistema familiare verso la migliore organizzazione possibile per gestire la situazione, oppure, in casi di particolare complessità e/o urgenza, verso i Servizi Pubblici che possono offrire sul territorio un punto di riferimento anche ad agosto.
- valutare l’opportunità di avviare una terapia: “mettere un piedino” nella stanza del terapeuta prima della pausa estiva, permette alla persona di farsene un’idea, transitare verso settembre riuscendo a contenere l’angoscia, grazie alla consapevolezza dell’esistenza di uno “spazio terapeutico” pronto ad accoglierla alla ripresa delle attività.
Se senti il bisogno di uno spazio di ascolto competente contattaci: una consulenza psicologica può esserti di supporto ed orientamento in questo delicato periodo pre-ferie!