Dall’inizio del percorso di cura, alla fine della terapia, la diagnosi di cancro rappresenta, per il malato e i suoi familiari, un vero e proprio evento traumatico. Effettivamente ne ha tutte le caratteristiche: uno shock violento sull’intero organismo, a livello fisico e psichico. Alla “categoria trauma” infatti, vengono attribuiti tutti quegli eventi che portano alla morte o che minacciano l’integrità fisica propria o delle persone care.
Un trauma di questo tipo, è una battuta d’arresto nel corso dell’esistenza, suscita sentimenti di angoscia e frustrazione fino ad arrivare a veri e propri sintomi depressivi.
L’ ansia in questione può essere sia correlata alla minaccia specifica della malattia, sia ad un generale stato di incertezza del proprio futuro e dell’esito dei trattamenti.
Svariate sono le aree in cui possono emergere paure specifiche del paziente:
- Paura di morire: quella più diffusa, spesso la diagnosi di cancro viene vissuta fin dall’inizio come una sentenza di morte, questa può essere in qualche modo combattuta con informazioni da parte dei medici sulla reale entità e gravità del male;
- Paura di soffrire: il malato si immagina un percorso terapeutico di sofferenze, queste porteranno ulteriore angoscia e, inevitabilmente, condizioneranno la vita, le abitudini, la quotidianità dell’individuo. Lo porteranno ad avere difficoltà a relazionarsi spesso anche con i propri cari.
- Paura della modificazione dell’immagine corporea: la paura di guardarsi allo specchio e non riconoscersi, di vedere il corpo dimagrire e indebolirsi, soprattutto per le donne, perdere i capelli. Questi cambiamenti sono vissuti inevitabilmente come uno stigma a livello sociale, poiché tutti all’esterno possono rendersi conto che qualcosa è cambiato, che quella persona sta combattendo contro il cancro.
A tutto questo si aggiungono le conseguenze pratiche sulla vita del paziente oncologico: non potrà andare a lavoro per un lungo periodo, a volte la conseguente perdita del lavoro e della propria autonomia, fino ad arrivare allo sconvolgimento delle dinamiche familiari. Spesso la vita di intere famiglie ruota attorno ai tempi della terapia del proprio congiunto, che non è più autonomo, e spesso si aggrava.
LO PSICOLOGO A SOSTEGNO DEI MALATI DI CANCRO
I livelli di ansia, rabbia e depressione sono indici della reazione normale del paziente alla malattia. Quando tali livelli sono elevati o con manifestazioni croniche e associati a un’intensa sofferenza soggettiva, a un funzionamento psicosociale e a relazioni interpersonali compromesse, è opportuno parlare di reazione patologica. Questo tipo di malattia porta la persona che ne è affetta a fare un ripetuto sforzo di adattamento.
Il sostegno psicologico da parte di un esperto promuove e aiuta questo adattamento, il quale rappresenta l’insieme di risposte cognitive, emotive e comportamentali dell’individuo. Essendo questa malattia a fasi, ognuna di esse è caratterizzata dalle reazioni psicologiche date dalle esperienze pregresse, dalla percezione di minaccia e dalle risorse disponibili al momento.
Molti credono di farcela da soli, affrontano solo l’aspetto prettamente medico di questo tipo di situazione.
Rivolgersi a uno psicologo in questi casi può aiutare non solo a gestire l’ansia e lo stato depressivo, ma a gestire le relazioni con i familiari che assistono il malato, anche loro con forti contraccolpi psicologici.