Il danno da pregiudizio esistenziale indica un danno che contempli un peggioramento della qualità della vita, riconducibile non alla salute psico-fisica ma, piuttosto, ai valori dell'esistenza del danneggiato.
Si tratta, in altre parole, della compromissione, a seguito di un particolare evento traumatico, delle attività che realizzano la personalità dell'individuo, delle sue occasioni felici, della sua vita quotidiana.
La personalità è espressione della peculiarità dell’individuo ed è un costrutto risultante dello sviluppo individuale attraverso continui scambi con l’ambiente. La dinamicità della personalità la porta ad essere soggetta ad alterazioni, l’osservazione clinica e diversi studi dimostrano che c’è un rapporto di causa tra eventi di vita e l’insorgere di alcune sindromi psicopatologiche.
È importante sottolineare che ciascun individuo reagisce in maniera diversa agli eventi con cui interagisce, situazioni che per l’uno potrebbero portare ad un trauma, per l’altro non avranno lo stesso effetto. Ciascun individuo può dare una lettura diversa dell’evento, a seconda della propria storia di vita ed alla spiegazione che da a sé stesso, proprio alla luce del proprio vissuto.
I traumi si configurano come un lutto, reale o simbolico, una perdita di ciò che c’era prima e delle condizioni che caratterizzavano la vita dell’individuo fino all’evento traumatico, che per la giurisprudenza indica come illecito.
L’illecito rappresenta una vera e propria ferita, una frattura tra l’individuo e l’ambiente circostante, situazione aggravata dal fatto che debba affrontare un percorso lungo e difficile come quello della giustizia.
Il danno esistenziale è considerato, dalla giurisprudenza, danno non-patrimoniale, la psicologia giuridica, a puri fini descrittivi, distingue il danno psichico, il danno morale e quello esistenziale:
Il danno psichico si differenzia da quello fisico perché non è tangibile. Possiamo definirlo come un’infermità mentale, una condizione patologica che altera i rapporti tra ricordi e vita vissuta, si ha quindi una riduzione delle funzioni psichiche, ovvero un’alterazione di affettività e tono dell’umore.
Alterazione, in senso peggiorativo, del modo di essere di una persona, sia degli aspetti individuali che sociali. Il primo ambito riguarda gli aspetti emotivi e di adattamento dell’individuo, la sua efficienza e autonomia; il secondo ambito riguarda l’alterazione del manifestarsi del proprio modo di essere nelle relazioni familiari-affettive e nelle attività realizzatrici quali lavoro, hobbies, situazioni sociali.
la giurisprudenza lo mette in relazione con uno stato di tristezza e prostrazione causato dal trauma, dunque rappresenta un vissuto soggettivo che non altera l’adattamento all’ambiente o l’ambito relazionale.
Le tre tipologie di danno non patrimoniale appena descritte,comprendono in sé qualsiasi danno dovuto a comportamento ingiusto altrui che produca una sofferenza nella vita dell’individuo, o una lesione dell’integrità psicofisica, o un peggioramento della qualità della vita di un individuo.
Gli ambiti in cui può essere chiesto un risarcimento per danno esistenziale, oltre che per il noto danno morale, sono diversi:
Per una valutazione del danno esistenziale a seguito di uno degli eventi sopra elencati, ci si rivolge allo psicologo giuridico.
Quest’ultimo sarà chiamato alla valutazione dell’entità del danno e lo farà tramite un’approfondita analisi del soggetto in questione, utilizzando non solo l’osservazione e i colloqui clinici, ma anche test di livello, di personalità, proiettivi e neuropsicologici al fine di approntare una valutazione globale che comprenda sia le funzioni mentali primarie di pensiero, sia gli stati emotivi affettivi, sia la visione di sé all’esterno e nelle relazioni.
Dovrà comprendere, con un’approfondita anamnesi, la preesistenza o meno di disturbi psichici, nonché il livello di integrazione sociale, relazionale prima dell’evento che ha portato al trauma. Sottolineare il cambiamento apportato dall’evento traumatico, e quindi le differenze tra l’individuo che era e quello che è diventato è l’obiettivo della consulenza.
Arriverà dunque anche ad un’attenta e approfondita analisi dello stato attuale della persona. Nella sua relazione potrà quantificare l’entità del danno avvalendosi di apposite tabelle, legalmente riconosciute, che vanno dal danno lieve al danno gravissimo.
Non ci sono criteri standardizzati per una valutazione, ma i parametri principali per lo psicologo sono valutare l’entità del cambiamento nell’ambito: della personalità e dell’assetto psicologico; delle relazioni familiari e affettive; delle attività realizzatrici (attività sessuale, ambito lavorativo).
Se quasi tutti ormai conoscono la funzione dello Psicologo Clinico e dello Psicoterapeuta, meno nota a chi non è del settore, è invece quella svolta dallo Psicologo Giuridico, professionista che può essere utilissimo in ambito giudiziario per avvalorare una tesi, muovendosi in ausilio all’Avvocato. Se stai cercando uno Psicologo Giuridico o hai bisogno di informazioni, contattaci presso il nostro studio di Roma.
PsyMed, studio polispecialistico con sede a Roma (zona Trastevere), è un centro in grado di seguire e supportare a 360 gradi la futura mamma e la sua famiglia, sia durante la gravidanza che dopo il parto. I servizi e le professionalità messe a disposizione sono di tipo psicologico, nutrizionale ed osteopatico.
Prepararsi ad accogliere una nuova vita è un percorso tanto emozionante quanto delicato e spesso ricco di sfide e fatiche: intraprenderlo facendosi affiancare da personale qualificato è una scelta importante per i genitori nonché una prevenzione per il nascituro!
All’interno del centro PsyMed a Roma potrai scegliere di affidarti ad ostetriche professioniste, che ti accompagneranno dalla gravidanza al parto, in alcuni momenti e quando possibile includendo anche il futuro papà.
In particolare, vengono periodicamente attivati dei corsi di preparazione al parto in cui prendere contatto emotivo, conoscere e apprendere una serie di competenze e strategie per gestire al meglio le sfide legate alla gravidanza, il travaglio, il parto, l’allattamento e le cure neonatali.
Per maggiori informazioni sui corsi pre-parto di PsyMed Roma visita la pagina dedicata “Verso la nascita e oltre”
Durante i 9 mesi che precedono il parto, il corpo della donna subisce numerosi e significativi cambiamenti e le strutture corporee possono andare incontro a disfunzioni osteopatiche, generando perturbazioni, fastidi e dolori. In particolare la futura mamma potrebbe soffrire di:
PsyMed con i suoi qualificati osteopati, può aiutare la futura mamma nella cura di questi fastidi; i trattamenti osteopatici mirano infatti ad assistere il naturale processo della gravidanza aiutando il corpo della mamma a trovare l’assetto meno “gravoso” possibile. L’osteopata con i suoi trattamenti si preoccuperà anche di preparare le strutture del corpo della paziente a svolgere al meglio il loro compito durante il delicato momento del parto.
Gli Osteopati di PsyMed, inoltre, possono rivelarsi utili per seguire la neo mamma anche dopo il parto, aiutandola a recuperare in maniera ottimale gli stress che il corpo ha subito durante la gravidanza, il travaglio e il parto.
La dolce attesa e il successivo periodo di allattamento, richiedono alla donna un’attenzione particolare alla propria alimentazione, al fine di garantire a se stessa e al piccolo il giusto nutrimento, contrastare eventuali sintomi (nausee, reflusso,etc.) e ridurre il più possibile il rischio di contrarre spiacevoli e/o pericolose infezioni.
Ovviamente, muoversi da autodidatte in questo caso può non essere semplice e sicuro, specie se la futura mamma ha delle condizioni di salute o uno stile alimentare che richiede un’attenzione particolare (es.: diabete, veganesimo, etc.).
I dietisti e nutrizionisti di PsyMed sono in grado di offrirti una consulenza e supportarti definendo un piano alimentare personalizzato, seguendoti sia durante la gravidanza che durante l'allattamento
L’arrivo di un figlio, specie se si tratta del primo (ma non solo), produce sia a livello individuale che nella coppia, tanti “sconvolgimenti”: bisogna fare spazio a nuove emozioni, pensieri, funzioni, ruoli, confini, tempi. Una riorganizzazione che, accanto alle tanto decantate (e socialmente più accettate) gioie, richiede anche tante fatiche e, a volte, può accompagnarsi ad un innalzamento della tensione nella coppia (per esempio nella gestione dei rapporti con le famiglie d’origine, che con il nuovo nato manifestano in modo più chiaro la loro presenza/assenza e il loro modo di “esserci”) o far (ri) emergere delle sintomatologie individuali (stati di ansia, depressione, etc.) che spesso non caratterizzano solo l'umore della futura mamma ma anche del papà
Gli psicologi e psicoterapeuti di PsyMed Roma mettono a disposizione la loro competenza per supportare il futuro genitore o la coppia nel suo delicato compito (servizi di consulenza e sostegno psicologico), e/o per accompagnarla in un percorso terapeutico, qualora emergessero delle aree di particolare fragilità, il bisogno di uno spazio di cura e ascolto.
Psymed, attraverso la sua equipe multidisciplinare di professionisti della salute, ti segue durante la gravidanza e dopo il parto, offrendo un servizio personalizzato che comprende:
Desiderare e progettare la nascita di un figlio è quasi sempre un evento centrale nel percorso esistenziale di una coppia. Donne e uomini dedicano alla programmazione e all’esperienza della genitorialità molto del loro tempo insieme, dei loro pensieri e delle loro energie. Tuttavia il periodo riproduttivo, in particolare durante e subito dopo la gravidanza, per quanto ricco di desideri, aspettative e immagini positive, è anche potenzialmente stressante per le modificazioni importanti che produce nello stato emotivo e psicologico dei partner. Tali cambiamenti non riguardano solo le donne, ma anche gli uomini. Al di là di eventi imprevisti e dolorosi (gravidanza a rischio, aborto spontaneo nei primi mesi o a ridosso della nascita, problemi di infertilità e richiesta di trattamenti per curarla) in termini generali, uomini e donne vivono lo stress della gravidanza e del post partum in modi differenti ma con alcune caratteristiche sorprendentemente simili.
Molto si è scritto sull’ansia e la depressione delle donne durante la gravidanza. La depressione post partum – come anche il baby blues - è molto studiata e frequentemente trattata dagli psicologi. Al contrario, le difficoltà esistenziali degli uomini in questo periodo così delicato sono spesso sottovalutate. Ad esempio, si sa che per le donne l’ansia è alta nel primo periodo della gravidanza e cala nella seconda fase per poi ritornare elevata nel periodo pre-parto. L’umore depresso, invece, si scioglie via via dal primo mese fino alla nascita. Può essere sorprendente apprendere, dalle poche ricerche effettuate, che anche i padri vanno incontro ad ansia e depressione durante il periodo che va dal concepimento alla nascita. L’intensità dei sintomi è più bassa di quella delle madri, ma l’andamento ad U sembra essere identico. In particolare, per gli uomini alla prima esperienza genitoriale, l’ansia è molto elevata nel primo e nel terzo trimestre, mentre i padri che già hanno dei figli sperimentano i livelli più alti di stress soprattutto nel terzo trimestre, quello più vicino alla nascita.
Nell’esperienza di ansia e stress dei padri non contano solo fattori psicologici o di personalità. Gli uomini più giovani, con una situazione lavorativa instabile e impegnati sentimentalmente da meno tempo sono quelli che avvertono maggiore sofferenza durante i mesi dell’attesa. In linea di massima, l’ansia negli uomini si abbassa progressivamente dopo la nascita, ma non sempre le cose procedono in modo lineare. La precarietà lavorativa o le difficoltà nel rapporto con la partner possono facilitare il perdurare dell’ansia anche dopo il parto o accentuare vissuti depressivi.
Alcune paure sono antiche, proprie della “storia psicologica maschile”, come ad esempio il non essere in grado di proteggere e provvedere alla famiglia adeguatamente. I mutamenti sociali e culturali e la sostanziale parità con le donne non hanno intaccato più di tanto la preoccupazione dei futuri padri sulla loro capacità di essere un buon sostegno, economico ed emotivo, per la famiglia che si sta formando. Un’altra paura, in realtà abbastanza diffusa anche se raramente ammessa, è quella di non essere realmente il padre del bambino. Si tratta di una paura riconosciuta come infondata anche da chi la prova – molto raramente si hanno sospetti o indizi reali di tradimento da parte della partner – ma questo indica quanto determinati meccanismi emotivi siano profondamente radicati e scarsamente controllabili.
Un’altra paura che emerge nei padri durante la gravidanza è quella della morte. È come se la nascita di un figlio rivelasse che non si è più “i più giovani”. Se tutto andrà bene, cioè se le cose andranno “come devono andare”, il padre sa che morirà prima del figlio. In altre parole, si dissolve definitivamente la convinzione tipica della giovinezza di essere immortali. Spesso, quando questa consapevolezza si affaccia, la crisi può essere profonda e angosciante. Oltre al timore, largamente sentito dai futuri papà, per la salute del bambino e della compagna, un’altra paura comune è quella delle ripercussioni che la presenza di un figlio può avere sul rapporto con la propria partner. Ad esempio, il padre può sviluppare il sospetto angosciante – e spesso vissuto con senso di colpa e vergogna - che il bambino sarà più amato di lui, che la relazione tra madre e figlio lo escluderà dalla sua intimità con lei, che la relazione sessuale con la partner si raffredderà e che non ci sarà più spazio per attività e tempo insieme.
Molte di queste paure si sciolgono rapidamente dopo la nascita del bambino per la maggior parte degli uomini. Tuttavia quando questo non accade o non accade rapidamente, un supporto psicologico può rivelarsi estremamente utile. Molti uomini non si sentono autorizzati a parlare delle loro ansie e dei loro timori con qualcuno e spesso non li affrontano nemmeno con la propria partner. Avere paura è un’esperienza che molti vivono come una manifestazione di debolezza che è opportuno nascondere. In un certo senso, sentire paura sembra essere apparentemente in contrasto proprio con l’immagine di uomo forte, capace di sostenere la famiglia, che ogni futuro padre cerca di costruire. È presente anche il timore di essere giudicati o ridicolizzati o di non essere presi sul serio. Un consulente psicologico può aiutare a ridimensionare e ammorbidire le ansie e le angosce della paternità, in un contesto di accettazione e di condivisione che è professionale ma, al tempo stesso, umanamente accogliente e priva di giudizio.
Piacevole è pensare al rilassamento, ancora più bello pensare di potersi rilassare in gravidanza.
Illusione? Forse no.
Attraverso la pratica del Training Autogeno in Gravidanza (RAT), la donna impara una serie di esercizi che saranno utilizzabili, in maniera del tutto autonoma, nel momento dell’attesa del bambino, durante il parto e, assieme al piccolo, dopo la gravidanza.
Il RAT deriva dal Training Autogeno (T.A.), ossia il praticare una serie una serie di esercizi con l’obiettivo di rilassare la persona.
Il termine «autogeno», significa che si «genera da sé», ossia una volta appresi gli esercizi sotto la guida di un esperto, le persone possono praticarli autonomamente.
I benefici del Training Autogeno, provati attraverso validi studi scientifici, sono numerosi.
Di seguito ne citiamo solo alcuni:
Attraverso il training autogeno regredisce l'ipertono del sistema simpatico, quindi si riduce il tono muscolare e la pressione del sangue e si rilassano le pareti dei vasi sanguigni.
Gli esercizi del training autogeno coinvolgono ben sei aree fisiologiche, che sono:
Praticando questa tecnica, in maniera costante, possiamo raggiungere uno stato di enorme benessere psico-fisico.
In un momento delicato e importante nella vita di una donna, come la nascita di un figlio, il Training Autogeno si inserisce per far vivere serenamente l’esperienza del parto e per sviluppare una profonda unione con il bambino.
Nello specifico il Training Autogeno in Gravidanza (RAT):
Inoltre, il RAT riduce alcuni dei disturbi più frequenti della gravidanza: la nausea, il vomito, la stitichezza, l’insonnia, la dispnea ansiogena, le tensioni emotive, l’aumento della pressione arteriosa, le tensioni muscolari, il senso di stanchezza.
Le Fasi del Training Autogeno in Gravidanza (RAT) sono:
Proprio perché autogeno, le donne che praticano questa tecnica prima della gravidanza, una volta acquisito il RAT, saranno accompagnate ad applicare anche successivamente le tecniche di distensione apprese, in maniera del tutto autonoma senza più l’aiuto di un trainer, favorendo il loro benessere e il loro vissuto psicofisico al momento della nascita del figlio ma anche successivamente assieme al bambino.
È stato dimostrato da numerosi studi che chi pratica il Training Autogeno in Gravidanza riesce a recuperare più in fretta energia psicofisica e, di conseguenza, è in grado di rispondere in modo più adeguato alle esigenze del neonato.
Anche i neo papà, con un protocollo di svolgimento degli esercizi differente rispetto a quello della mamma, possono praticare il TA in modo da aumentare il benessere della coppia genitoriale.
Dott.ssa Loredana Locusta
Psicologa esperta in Neuropsicologia Clinica
Trainer metodo RAT - Training Autogeno in Gravidanza -
Cominciano i primi colloqui con gli insegnanti e, a volte, una delle problematiche più evidenti che riguardano nostro figlio è la difficoltà nel mantenere l'attenzione.
Accade che l'insegnante spiega un concetto nuovo e l’alunno si gira intorno nell'aula spaesato senza avere, apparentemente, la curiosità di apprendere qualcosa di nuovo.
Ecco che noi genitori torniamo dal colloquio arrabbiati e non ci spieghiamo il perché questo bambino è così tanto « superficiale » e anche un tantino «maleducato»: si comporta a scuola proprio come a casa senza ascoltare e senza stare attento!
Se avesse un ADHD ossia un disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività?
Le manifestazioni del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) più evidenti sono:
Alle manifestazioni si aggiungono i sintomi primari che sono:
Nei soggetti con ADHD la difficoltà maggiore è nell’attenzione sostenuta, che consente di mantenere uno sforzo prolungato nel tempo durante le attività lunghe e ripetitive, come quelle scolastiche ma anche in tutte le attività di gioco.
La presenza di un ADHD, porta a dei disturbi cosiddetti secondari, che derivano dall’interazione tra le caratteristiche primarie del disturbo e l’ambiente.
I sintomi secondari non sono da sottovalutare, anzi a volte sono veri e propri «campanelli di allarme» del disturbo.
Essi si evidenziano attraverso:
Tali sintomi secondari sono evidenti anche in altri disturbi, pensiamo ad asempio ad un DSA - Disturbo Specifico dell'Apprendimento - oppure a problematiche relative al Bullismo di classe o, ancora, a momenti di cambiamento che sta vivendo il bambino, pensiamo, ad esempio, ad una separazione genitoriale.
Proprio per non sottovalutare il malessere di nostro figlio e per non cadere in errori di valutazione, è bene affidarsi ad uno specialista per indagare cosa stia accadendo.
Se anche fosse solo una questione di pigrizia, è bene riflettere che la mancanza di interesse non si manifesta in maniera naturale ma si sviluppa sempre con precedenti dinamiche psicologiche e ambientali.
Genitori e Insegnanti Insieme: cosa fare se fosse un Disturbo di Attenzione e Iperattività?
Cosa si può modificare nell'ambiente in presenza di un Disturbo di Attenzione e Iperattività?
Nelle aule scolastiche, come nella propria cameretta, tanti sono i potenziali distrattori di cui è importante tenere conto per facilitare la quotidianità del bambino. Pensiamo ad esempio a:
Essi devono essere, necessariamente, disposti in modo funzionale, affinché disturbino il meno possibile.
Certo è che non possono essere eliminate tutte le fonti di distrazione ma bisogna ripensare ad una differente disposizione degli oggetti.